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domenica 9 dicembre 2007

Darla o non darla.

Mio cugino è un single quasi quarantenne che dimostra stile e simpatia, qualità apprezzate dalle donne, soprattutto se a caccia di marito.
Scherzando, ma nemmeno tanto, gli suggerisco di rivolgere le sue attenzioni alle donne di due fasce d’età: dai 18 ai 21 anni e oltre i 35 anni. Il perché è presto detto. Le giovanissime della prima fascia d’età hanno la spontaneità e la curiosità per sperimentare e dilettarsi in avventure amorose spensierate ed avventate. Le donne over 35 invece temono che con il passare del tempo svanisca velocemente la loro bellezza e, rammaricandosi di aver rifiutato in passato le avance degli uomini migliori, sono disposte a lanciarsi in nuove relazioni amorose. In poche parole entrambe le fasce d’età “la danno” vincendo resistenze culturali e religiose che conferirono valore, reale o presunto, alla verginità.

Le regole imposte dalle religioni hanno avuto in passato fondamentali funzioni sociali tra le quali quella di salvaguardare la dignità e lo status delle donne all’interno della famiglia ovvero allevare i figli e accudire il marito. L’equilibrio familiare si reggeva su diritti e doveri dei coniugi secondo i dettami delle religioni. Oggi la società è cambiata, le donne si sono emancipate mettendo a frutto le loro capacità; hanno sconfitto le regole sociali che ne limitavano aspirazioni e desideri.

Non voglio discutere se ciò sia giusto o sbagliato, prendo atto della realtà attuale e quindi che la verginità non ha più il valore originariamente attribuito dalle religioni. Allora ha ancora senso “non darla”? Forse si, forse per mantenere la tradizione, non per la funzione sociale originaria! Meditate donne tra i 22 e i 34, meditate. E datela! (a mio cugino naturalmente…)

1 commento:

  1. Molto... politica (per non dire da paracu..) la conclusione tra parentesi

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