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venerdì 28 dicembre 2007

Giovani vecchi.

Dei miei cari amici appassionati di moto mi danno lo spunto per riflettere
sullo spirito giovanile di molti quarantenni che continuano a sentirsi
ragazzi nonostante l'età avanzi. Personalmente preferisco di gran
lunga i giovanili-vecchi agli vecchiardi-giovani! Mi piacciono le persone che hanno spirito e voglia di fare, pronti alla scoperta e alle sane nuove
emozioni.


I miei due amici ad esempio; quest'anno, il 22 dicembre hanno
ripetuto "l'impresa" compiuta vent'anni prima: raggiungere Monte Prat in
moto per bere un caffè corretto preparato con la moka, in un bar che
'sa di passato'. All'epoca avevano 16 e 17 anni. Lo spirito è rimasto lo stesso. Dovrebbero mettere la testa a posto? E cosa significa? Rimanere a casa a guardare la partita su sky? Bisogna evitare di inpigrirsi e coltivare degli hobby. Sono d'accordo niente di più banale da suggerire! Ma la vita di coppia, anzi le nostre dolci metà, ci voglio sempre vicini a loro, giustamente! Salvo poi redarguirci con frasi lapidarie quali: 'non sei più quello di una volta' e ancora 'una volta si che eri atletico e spiritoso!' Disconoscendo di essere la causa di tanta decadenza.

lunedì 10 dicembre 2007

Professionisti e leccapiedi.

Meglio un esperto professionista o un accorto servitore? È preferibile un scontro costruttivo o un consenso ipocrita? Preferireste un insopportabile ma sincero consigliere oppure un affabile e divertente valletto-yes-man? La risposta non è così scontata. Gran parte degli imprenditori ama circondarsi da collaboratori inetti ma compiacenti. La meritocrazia non è di moda nonostante gran parte dei titolari d’azienda si dichiarino politicamente di destra. Il criterio imprenditoriale ancora una volta privilegia l’aumento del potere personale a scapito del principio economico della massimizzazione del profitto. L’egoismo, l’autocompiacimento e l'amor proprio restano i valori fondamentali dell’imprenditore.
Bravo è il dipendente che se ne rende conto e ne approfitta affinando l’arte del vassallaggio a proprio vantaggio. Queste persone non danno nessun valore aggiunto all’azienda, sono dei parassiti che sfruttano l'azienda finché nessuno se ne accorge e l'imprenditore, senza rendersene conto, rimane turlupinato! Loro sì, massimizzano il proprio profitto!

Lo yes-man non ha un compito facile. Dipende dall’interlocutore che ha di fronte e non sempre ottiene vantaggi certi. Diciamo che la difficoltà è inversamente proporzionale al grado culturale dell’imprenditore. Nel Nord Est, quindi, il mestiere dello yes-man rende! Le azienda rimangono piccole per evidenti limiti dei titolari (vedi post del 30/11/07) e gli yes-men imperversano. Non è facile il loro ruolo, richiede comunque impegno. Sicuramente è necessario essere provvisti di un talento naturale. Conosco dipendenti che hanno sperimentato l’arte del ruffiano con risultati solo discreti. Il ruolo del leccapiedi ravvisa anche dei rischi: nell’eventualità che l’imprenditore muoia o fallisca o comunque cessi l’attività il leccapiedi rimane fregato, incapace com’è di svolgere una qualsiasi professione. Non gli resta che ricominciare con un altro “padrone” da sfruttare, sempre se ne trova un altro! La concorrenza è agguerritissima!

domenica 9 dicembre 2007

Darla o non darla.

Mio cugino è un single quasi quarantenne che dimostra stile e simpatia, qualità apprezzate dalle donne, soprattutto se a caccia di marito.
Scherzando, ma nemmeno tanto, gli suggerisco di rivolgere le sue attenzioni alle donne di due fasce d’età: dai 18 ai 21 anni e oltre i 35 anni. Il perché è presto detto. Le giovanissime della prima fascia d’età hanno la spontaneità e la curiosità per sperimentare e dilettarsi in avventure amorose spensierate ed avventate. Le donne over 35 invece temono che con il passare del tempo svanisca velocemente la loro bellezza e, rammaricandosi di aver rifiutato in passato le avance degli uomini migliori, sono disposte a lanciarsi in nuove relazioni amorose. In poche parole entrambe le fasce d’età “la danno” vincendo resistenze culturali e religiose che conferirono valore, reale o presunto, alla verginità.

Le regole imposte dalle religioni hanno avuto in passato fondamentali funzioni sociali tra le quali quella di salvaguardare la dignità e lo status delle donne all’interno della famiglia ovvero allevare i figli e accudire il marito. L’equilibrio familiare si reggeva su diritti e doveri dei coniugi secondo i dettami delle religioni. Oggi la società è cambiata, le donne si sono emancipate mettendo a frutto le loro capacità; hanno sconfitto le regole sociali che ne limitavano aspirazioni e desideri.

Non voglio discutere se ciò sia giusto o sbagliato, prendo atto della realtà attuale e quindi che la verginità non ha più il valore originariamente attribuito dalle religioni. Allora ha ancora senso “non darla”? Forse si, forse per mantenere la tradizione, non per la funzione sociale originaria! Meditate donne tra i 22 e i 34, meditate. E datela! (a mio cugino naturalmente…)